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Maruska Albertazzi è nata a Bologna nel 1976. Diplomata in Florida, laureata in Comunicazione di Massa a Bologna, giornalista professionista, ha lavorato prima come attrice e aiuto regista in teatro e, in seguito, come giornalista televisiva, sceneggiatrice, autrice e infine regista.

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La ragazza nella bolla

La ragazza nella bolla

C’è uno spazio che separa la mente anoressica dalla realtà. Uno spazio che io ho sempre immaginato come una bolla di vetro infrangibile in cui galleggia chi è malata. Dentro quella bolla, la realtà è diversa da quella che vedono gli altri, risponde ad altri parametri. E’ una bolla di numeri che ti piacciono e numeri che non sopporti, una bolla pulita, dove non entra nulla che non sia perfetto.

Chi è dentro la bolla non vede fuori ma chi è fuori può vedere dentro. Così tu stai dentro la tua bolla, fai la tua cosa, tutto torna, tutto è perfetto. Hai un obiettivo, ti sembra quello della vita, ti sembra il punto di massima felicità, il luogo dove troverai la pace. Tu stai là dentro e ti muovi a un ritmo tuo, dove non esiste il dolore vero, dove c’è solo una spinta forsennata ad andare avanti. Sei nella bolla come ci sta un’eroinomane ma la sensazione è quella della cocaina. Tu non senti la stanchezza, non senti la fame, sei invincibile. Sei convinta che fuori dalla tua bolla il mondo non esista. Stai lì dentro, fai la tua cosa. Non sopporti che qualcuno ti disturbi mentre la fai, li vorresti azzannare, li vorresti uccidere. Ti rivolti a chi cerca di rompere la bolla come una bestia inferocita. Ma tanto la bolla non si rompe, la bolla è infrangibile. Poi ci sono quelli fuori, che ti vedono ma non ti possono toccare.

Cercano di prendere a picconate la bolla, ma il vetro è piombo. Sono disperati, perché loro vedono da fuori quello che fai. E quello che fai è suicidarti col sorriso sulle labbra. Tu stai lì dentro e finché non sei arrivata all’osso non vuoi mollare. Perché tu hai solo un pensiero che ti occupa la mente e quel pensiero è perfetto, rotondo, distaccato dalla vita. Quel pensiero ti distrae dalla scoperta della mortalità, ti distrae dal dolore della perdita, del senso di fallimento. Ed è meravigliosamente facile. Tu pensi: faccio bene la mia cosa, arrivo al mio obiettivo, avrò fatto la cosa perfetta e potrò passare oltre. Da fuori invece ti vedono correre sulla ruota del criceto, chiusa nella tua piccola bolla. Fuori c’è un immenso di possibilità, ci sono le stelle e i buchi neri, c’è il dolore ma anche la gioia. Fuori c’è la paura, c’è la merda ma ci sono anche i profumi dei bimbi e delle rose. Ma tu non li senti e non li vuoi sentire.

La gente fuori vorrebbe fartelo capire ma tu non senti le loro parole, perché il vetro è spesso e ti arrivano come un’eco lontana. Io sono stata dentro la bolla, adesso sono fuori ma conosco quel vetro. So quanto è rassicurante per noi stare lì dentro e quanto cazzo sia difficile stare qui fuori. So quanto tempo ci vuole per ricominciare a prendere le misure, quanto sia diverso il “fuori” da come te lo immagini da dentro la bolla. Tu stai lì dentro con la convinzione che, se farai la tua cosa per bene, anche il fuori magicamente si metterà in ordine. Uscirai dalla bolla quando lo decidi tu e comincerai a vivere alle tue condizioni. Iniziazione. Scaramanzia. Penitenza. Ma il fuori non cambia, quando esci dalla bolla. Il fuori è sempre quella roba lì: sporca, difficile, che fa male. Se provi a mettere un piedino fuori, all’inizio lo ritrai subito. La bolla è meglio, la bolla ti protegge. E non importa se, facendolo, ti uccide – non solo fisicamente, ti uccide mentalmente perché ti sottrae vita vera – tu lì dentro stai bene.

La bolla si rompe solo se qualcuno o qualcosa spezza l’incantesimo. A volte è una cosa stupida, una casualità. La bolla si incrina e un po’ di aria di fuori filtra dentro. E’ un odore misto di merda e profumo di rose. All’inizio non ne vuoi sapere, il tuo naso è abituato all’aria rarefatta della bolla. Ma poi qualcosa dentro di te si attiva, senti una grande stanchezza ma la spinta ad andare verso una direzione che non è più quella della ruota. Se ti dicessi che la vita fuori dalla bolla è meglio di quella dentro, in qualche modo ti mentirei. Perché la differenza è che quella nella bolla non è proprio vita. Perché la vita è quella roba lì, merda mista alle rose. E per noi adattarsi è difficile. Perché i parametri sono diversi e non raggiungeremo mai la perfezione che abbiamo raggiunto nella bolla. Dovremo fare i conti col fallimento. E non ci sarà più la botta del numero raggiunto, dovremo rimetterci a studiare da capo come esseri umani, accettando di non poter essere le più brave sempre e comunque. Io non posso romperti la bolla, ma posso dirti cosa succede dopo. Succede che la vorresti frantumare, la bolla maledetta. Perché ti ha rubato mesi, anni di vita.

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2 Commenti

    Kevin

    19th Ott 2022 - 16:14

    Un testo scritto con il cuore e che arriva ai cuori altrui. Maruska, i tuoi testi sono sempre una gioia per gli occhi e per il cuore🤗❤

    Maruska

    10th Nov 2022 - 9:54

    Grazie di cuore Kevin

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